A memoria i più anziani ricordano i vecchi, e ormai defunti, pallonari storici, che in modo artigianale realizzavano i pallò – Sconocchia Albino e Lorenzo, i quali erano soliti preparare il tutto con materiali poveri e di recupero.
Nelle sue parti o’ pallo’ era così realizzato:
1) La “callara” = composta da “frustoli” di nocchio piegati a cerchio e seccati (per ridurne il peso); al centro della callara veniva posta la base di un barattolo di pomodoro (circa 20 cm di diametro), sulla cui sommità vi era posto un pezzo di rete metallica il tutto legato insieme da fil di ferro incrociato in più parti.
2) Il pallone vero e proprio veniva fatto assemblando leggerissimi fogli di carta bianca o al più colorata (rosa-azzurro) uniti insieme con colla fatta con acqua e farina bolliti in un pentolino. Si realizzavano in questo modo sei “pacche” che venivano sagomate e unite fra loro inserendo nelle giunture oltre la colla di farina anche lo spago. La parte basale del pallone era rinforzata da altri strati di carta e i vari spaghi, attaccati alla callara, completava il pallone. Il pallone assumeva quindi una forma piniforme e spesso era abbellito con vari disegni e immagini religiose.
3) Nella callara all’interno della rete metallica e del barattolo venivano inseriti degli stracci opportunamente imbevuti di cera (avanzi di candele) che fungevano da combustibile per il pallone. Gli stracci cerati una volta accesi fornivano il calore necessario per gonfiare il globo di carta che prima sorretto, poi trattenuto dai palloni finchè “spingeva” al punto giusto, veniva rilasciato e si innalzava, accompagnato dalla Banda con le note di “Nanetta” e da giochi pirici, finchè si allontanava sino a sparire dalla vista.
Oggi pur continuando la tradizione sono cambiati i pallonari ed i materiali di costruzione: – Al posto della carta c’è il cartene (materiale ignifugo, disponibile in varie forme e colori), – La colla è sintetica, – Il pallone può essere realizzato in varie forme e misure, – Per combustibile c’è la diavolina (più leggera e più sicura), – La callara è fatto da tubo in plastica, rete e carta stagnola. Nonostante la differenza, la base di lavorazione è la stessa, così come è identica la sensazione, che si prova al “lancio” accompagnato dagli applausi dei presenti e dalle immancabili note musicali di “Nanette” ribattezzato “Marcia d’ò pallò”.
Il lancio d’o’ pallò avviene in varie occasione di Feste patronali ed in vari periodi dell’anno, in particolare: 1) Sant’Antonio Abate (gennaio) Il lancio avviene in notturna, al termine della processione davanti alla chiesetta votiva dedicata al Santo in via S. Elia, concomitante allo spettacolo pirotecnico, piogge piriche e castagnole. 2) Madonna di Castelluccio (giugno) Il lancio avviene nella Piazza R. Margherita, in notturna, al termine della funzione religiosa e della benedizione. 3) Madonna dell’Immagine (8 settembre) Il lancio avviene, in notturna, nei pressi della chiesetta omonima, in via Civita Castellana, dopo la benedizione. Da alcuni anni un tale ricorrenza vi è la “gara dei pallonari” in cui si confrontano alcuni pallonari locali, con globi di varie forme e misure. Non sono molti quelli che sanno realizzare artigianalmente o’ pallò, vedi: Piacenti Alessandro, Galletti Maurizio, Piacenti Enzo, Lanciano Aleandro, Grandicelli Aldo, Mancinetti Maria Teresa, Mancinetti Anna Rita; ma grazie a loro questa vecchia tradizione Castellese continua a vivere ed entusiasmare.
Pagina aggiornata il 15/04/2024