Tradizioni Castellesi – Rievocazione storica

Incontro tra la Regina Longobarda Teodolinda ed il Papa Gregorio Magno.

 

Immagine

Quando si descrive la storia relativa ad un certo periodo del medioevo, si rischia di sconfinare nella leggenda, per la mancanza di riferimenti precisi e documentati.
Ad esempio, esiste a Caste! Sant’Elia una grotta detta di San Leonardo, per cui si
sarebbe portati a credere che il sito fosse servito al Santo per la sua vocazione all’eremitaggio.
La grotta esiste tuttora ed i dipinti che lo ornavano, sono andati distrutti. Ma questa grotta entra
nella storia in quanto viene menzionata per essere stata teatro di un summit segreto tra il Papa Gregorio Magno ed il Rè Longobardo Aginulfo, oppure come riferiscono altre cronache,
con la moglie di costui Teodolinda, grande cattolica che attraverso questo incontro doveva giungere alla pace con i longobardi che minacciavano di conquistare Roma.
Altre fonti dicono che Gregorio Magno incontrò lo stesso Aginulfo sui gradini della Chiesa di S. Pietro convincendo il barbaro a togliere l’assedio dietro compenso di 500 libbre d’oro l’anno.
Ma la fonte più autorevole parla del “summit” a Castel Sant’Elia, dove appunto non fu re Aginulfo
ad incontrarsi con il Papa ma la sua moglie Teodolinda.
Non furono quindi i Romani con la loro resistenza a fermare i Longobardi, ma piuttosto la cattolicissima regina che convinse Aginulfo a pacificarsi con il rappresentante di Bisanzio a Roma; l’Esarca Callinico.
Castel Sant’Elia entrò quindi nella storia come sede di quel primo incontro,quando era già nota per la presenza di S. Anastasio, nel luogo che all’epoca veniva chiamato “Subpentoma”.
Il Santo, uomo dalla vita “Venerabile”, come ebbe a dire S. Gregorio Magno nel capitolo VII del primo libro dei dialoghi, che pare s’incontrasse spesso con San Nonnoso, superiore del Monastero situato sul Monte Soratte, ora protettore di S. Oreste.
I secoli trascorrono, ma gli avvenimenti che hanno caratterizzato il nostro passato restano vivi per la presenza di questi luoghi ancora prescelti dai fedeli della Chiesa. Il ricordo di questa tradizione viene perpetuato dall’Associaizone San Leonardo che annualmente nella seconda metà di giugno ripropone lo storico e suggestivo incontro, in costume d’epoca, con un ricco programma con conferenze a tema, visite guidate, sfilata storica, serate conviviali al borgo e il palio dei longobardi in costume.

GROTTA DI SAN LEONARDO

Sulla parete nord della Valle Suppentonia, nel tratto tra Nepi e Castel Sant’Elia, sono scavate, fin dal periodo italico-falisco, molte grotte che originariamente potevano essere sedi abitative, o sepolcri rupestri. In posizioni solitarie, ma aperte ed assolate, si affacciano nella valle con ampie vedute.
Sono generalmente scavate tra il primo materasso tufaceo depositato dalla emissione vulcanica dei
monti Sabatini, ed il secondo depositato più tardi dal vulcano di Vico sui monti Cimini.
Tra i due depositi è ben visibile un consistente strato di argilla dove più facilmente le grotte potevano essere scavate. Per di più il secondo strato giaceva più arretrato rispetto al primo: di conseguenza innanzi alla grotta vi rimaneva un ampio margine utilizzabile.
L’abitante della grotta aveva quindi l’impressione di trovarsi tra due rupi sovrapposte: una che si alzava verso la sovrastante pianura, l’altra che si abbassava a precipizio e poi, nell’ultimo tratto, declinava leggermente verso il fondovalle.
Ad alcune di queste grotte la tradizione dà un nome: importanti sono soprattutto la grotta di S. Maria ad Rupes, l’attuale Santuario mariano, e la grotta di S. Leonardo.
A quest’ultima si accede ora per un viottolo, scendendo dalla Piazza Regina Margherita.
La grotta costituiva il più importante e antico oratorio rupestre della zona, legato ai ricordi tramandati da una costante tradizione, ma convalidata da particolari coincidenze storiche. La
rilevanza di questo piccolo oratorio rupestre era stata ben compresa dal Vescovo di Nepi Mons. Generoso Mattei che il 6 novembre 1894 delegava al Vicario generale Mons. Sante Zanchi a benedire la grotta in occasione della festa di S. Leonardo.
Il Santo titolare di questa grotta è quel franco che, nato da una nobile famiglia al tempo di Clodoveo, era stato educato da S. Remigio Vescovo di Reims e noto per la conversione di Clodoveo e per aver tanto influito sulle successive vicende storiche dei Franchi.
Anche S. Leonardo fu caro a Clodoveo, tanto che gli donò quel luogo che il santo chiamò nobiliacum. Si dedicò principalmente alla liberazione degli schiavi e dei prigionieri per cui da questi in tutto il medioevo era invocato come protettore. Era generalmente rappresentato con
catene e con ceppi da prigionieri.
Ma perché il suo culto in questa grotta fin dai tempi dei primi monaci?
E’ possibile supporre una relazione con S. Anastasio, l’iniziatore del monachesimo nella valle Suppentonia, anch’esso franco e suo contemporaneo? E’ difficile rispondere.
Comunque la devozione al santo in questa grotta era alimentata dal tormentato periodo storico, quando la schiavitù e la prigionia erano tristi condizioni particolarmente frequenti.
A questo oratorio la tradizione lega un avvenimento storico di rilevante importanza: l’incontro del pontefice S. Gregorio Magno con la regina Teodolinda.
Teodolinda, figlia del re di Baviera Goribaldo, aveva sposato Autari, re dei longobardi, e dopo la sua morte aveva sposato Agilulfo successore di Autari.
E’ noto di quanta venerazione ed amicizia la regina Teodolinda fosse legata al Pontefice.
L’incontro dovrebbe essere avvenuto quando Agilulfo, invadendo l’Etruria raggiungeva, inatteso, la regione nepesina e lo stesso pontefice correva il pericolo di essere intercettato.
Il Castello di S. Elia a brevissima distanza da Nepi che lo stesso pontefice aveva fatto edificare, può essere stato sicuro asilo e l’oratorio di S. Leonardo, a solo qualche centinaio di metri dal castello, ma solitario, nascosto e di difficile accesso poteva essere il luogo più propizio per il nascondimento e soprattutto più sereno per trattare con la cattolica e fervente regina i difficili problemi religioso e politici del momento.
Nel decorso dei secoli la grotta ha subito certamente modifiche: è inutile cercarvi l’aspetto architettonico:
l’uomo ha solo ampliato una semplice cavità naturale.
E’ costituita da due vani, perché il terzo è stato congiunto solo di recente con l’apertura di una piccola breccia nella parete tufacea. La forma è irregolare e misura metri 2,25 di altezza 5,50 di lunghezza e 3,40 di larghezza.
Ma quello che costituiva il pregio maggiore della grotta e la rendeva preziosa erano le straordinarie bellezze pittoriche.
Da notare: due absidi semicircolari sopra due piccoli altari divisi da una acquasantiera.
Due piccole nicchie, una rettangolare ed una circolare.
Tutte le pareti della grotta erano dipinte, ma oggi tutto è distrutto, e vi rimane all’esterno un ambiente selvaggio, all’interno una grotta con molteplici fratture.
Per formare un’idea delle pitture che ornavano l’oratorio riportiamo le descrizioni lasciate da due
testimoni oculari. Costoro le osservarono quando le figure erano molto deteriorate, per cui anche
l’interpretazione e la identificazione non è sempre convergente.
Il Padre Roberto Serra visita la grotta nel 1899 e così scrive: “Tutto vi è rovinato dalla secolare umidità e incuria nelle figure che ricoprivano tutta la grotta; ma quel tanto che scorgesi ancora, le dimostra di una mano migliore assai di quella che ha ornato la basilica eliana. Le figure, o meglio, gli avanzi di esse, sono ridotte a diciotto.
Attorno alle pareti tufacee e sopra compattissimo ed ancor resistente intonaco se ne scorgono cinque, non saprebbesi se profeti od apostoli; una pontificalmente vestita all’orientale; una
Maddalena ovvero la Madonna e subito dopo l’avanzo di una figura grandiosa di Gesù con la mano destra levata ed aperta, meno il pollice e l’anulare che, curvi l’uni verso l’altro, si combaciano. Ciò che rimane di questo dipinto permette di ritenere che esso doveva essere sovranamente bello: traverso la mezza persona e la mezza faccia rimaste, traluce un raggio di maestà severa, divina, che si impone alriguardante.
Nel frontale destro, cioè del Vangelo, della piccola tribuna ovale-concava, sono larghe tracce di S. Giovanni Evangelista col braccio levato e steso curvamene seguendo le linee della conca, con in mano un rotondo spiegato, su cui leggonsi chiarissimamente le sue parole “in principio erat Verbum, et Verbum erat apud Deum, ed Deus, erat Verbum”.
Nel frontale dell’epistola è il residuo di altra pittura; anzi alcune linee superstiti attestano ad evidenza che è S. Giovanni Battista, poiché, allo stesso livello del frontale destro, rilevasi a metà l’Agnello simbolico e mistico, bello, stupendo, specie la testa e l’occhio destro più visibile, fresco ancora, guardante in direzione del Battista… Dietro la testa è l’aureola a due raggi, segno distinto di divinità. Verso di lui infatti spingono il braccio col loro rotolo i due Giovanni facendolo così centro l’uno della parola che lo annunzia veggente, l’altro della solenne affermazione che lo predica Dio è già con noi.
La piccola conca poi è preziosa per tre dipinti allineati orizzontalmente.
Quello di mezzo, il Salvatore, che della grandissima aureola e ricco paludamento doveva essere
maestoso, è completamente rovinato al lato sinistro e alla faccia per un largo sfondo apertovi da mano ignota, ma certo vandalica.
Quello al lato dell’epistola ha siffattamente sconciato il volto che lo rende irriconoscibile, a meno che non sia S. Pietro apostolo come lo indicherebbe il colorito e la disposizione del panneggiamento; molto più che all’altro lato cioè a destra del Salvatore vi è bella, divinamente bella, abbastanza conservata ed intera la figura di Maria.
Da sola questa pittura costituisce un vero tesoro e rendepreziosissima la grotta di S. Leonardo.
E’ maestosamente e graziosamente seduta, le mani aperte quasi in atteggiamento di riverenza e di
ammirazione, una innanzi al petto, l’altra protesa verso il Salvatore cui tiene altresì rivolti i due stupendi e grandi occhi. Le cinge il capo una grande aureola ad otto raggi doppi…E qui mi piace notare, ed è affermazione di molti, che tra il volto di questa Madonna e quello della Vergine ad Rupes corrono rapporti così spiccati, evidenti di somiglianza che mi suggeriscono il pensiero che la tela di questo sia stata ritratta sull’affresco di quella…
In altra parte della grotta e precisamente nella parete destra entrando, appena appena avvertibili vi sono vestigli di tre figure così disposte ed unite fra loro da togliere ogni dubbio che non rappresentino la sacra famiglia … Finalmente un monaco piuttosto colossale,in camice ricco e tonacella, con nella mano destra una spada e nella sinistra un libro…
Il Marchese Andrea Mezzani nel 1902 così la ricorda: “I pochi ceri posti sopra l’altare fanno scorgere appena il piccolo abside, nel cui centro, da mano maestra, è dipinto il Salvatore fra due angeli dalle ali spiegate. Sopra, nel mezzo dell’arco, è raffigurato l’agnello respicente.
Ai lati i santi Giovanni Battista ed Evangelista recanti nelle mani pensieri tratti dagli evangeli.
A destra di chi entra, si ammira dipinto il discepolo di S. Remigio vescovo. S. Leonardo, al quale è dedicata la grotta, col capo raso e rivestito didalmatica con in mano i ceppi, simboli con cui i fedeli
di quei tempi raffiguravano il patrono dei carcerati… In giro alle pareti, sono dipinti il Salvatore, la Vergine, S. Pietro ed altri Santi”.
Lo stesso Lezzani annota che “sotto il piccolo abside gira intorno una fascia di colore rosso con resti di lettere in bianco dalle quali l’illustre archeologo Padre Giuseppe Bonaveria d.C.d.G. ha potuto leggere:…CENTIUS PRE…TERMONAH… Forse il nome del pittore e di chi l’abbia fatta eseguire: (Vin)centius Pre(sbi) TERMONACH (cus).
Abbiamo riportato i ricordi di due persone vissute a Castel Sant’Elia e ne abbiamo fatto un calcolato
accostamento per facilitare un obiettivo confronto. Più che i giudizi tecnici e l’esattezza delle rispettive interpretazioni, per noi vale la testimonianza di quanto ancora rimaneva e da cui risulta l’importanza di un tesoro pittorico conservato per secoli nel singolare oratorio rupestre di S. Leonardo.

Pagina aggiornata il 11/10/2024

Skip to content